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I meccanismi di difesa. Cosa sono? Quali sono i principali? Come agiscono?

I meccanismi di difesa sono destinati a proteggere l’IO dalle richieste eccessive ed istintive dell’ ES, ma anche da relazioni o pulsioni provenienti da personali esperienze e percepite come pericolo. Si formano nell’infanzia e si rafforzano nell’età adulta. Il fine è tenere fuori, allontanare dalla consapevolezza: impulsi sessuali ed aggressivi,ma non solo anche fatti della vita di relazione che è alla base di tutto.

I meccanismi di difesa sono funzionali per l’adattamento e vanno a influenzare in modo profondo il carattere,il comportamento e  la personalità dell’individuo. Si manifestano a livello inconscio ed automatico al fine di escludere quello che risulta angoscioso ed inaccettabile. Non dobbiamo pensare ai meccanismi di difesa come qualcosa di negativo, almeno fino a quando non si manifestino in modo rigido, se ben usati i meccanismi di difesa favoriscono la struttura della personalità.

Anna Freud nella sua opera “L’IO e i meccanismi di difesa” (1936) evidenzia che questi meccanismi siano i più rappresentativi nella lotta dell’IO per proteggere se stesso.

Da cosa si difende l’IO? (Alcuni esempi)

A volte l’IO sente gli istinti e le pulsioni troppo potenti e sente di non potersi “fidare” anche del SUPER -IO, così attiva alcuni di questi meccanismi di difesa.

Le minacce provenienti dagli oggetti della realtà, l’angoscia morale nei riguardi del SUPER-IO.

I conflitti tra tendenze opposte.

Difese primarie e secondarie

Non catalogate per ordine di importanza, le difese primarie si formano nei primi anni di vita e sono generalizzanti e totalizzanti, il bambino è indifeso verso la realtà che lo circonda. Queste difese agiscono in maniera globale ed il loro utilizzo è naturale e necessario negli anni dello sviluppo. Sono utilizzate anche successivamente ed assumono una forma riparativa che aiuta il funzionamento, ad esempio la scissione tra il bene ed il male che viene elaborata dopo un lutto è un esempio. Altri esempi sono la negazione della realtà psichica e l’identificazione proiettiva.

Le cosiddette difese secondarie si formano a partire dai 6 anni con l’avvento della rimozione, sono più evolute e indicative di una maturità raggiunta del soggetto e vanno a limitare sono una piccola parte dell’IO nei confronti dell’identità. Tra esse: sublimazione, formazione reattiva, isolamento e razionalizzazione.

Rimozione

La rimozione è alla base della nevrosi e può verificarsi in qualsiasi momento della vita, assolutamente non implica un esito patologico ma preserva e protegge dalla consapevolezza di quello che sta provando o ha provato. Attraverso l’esclusione dalla coscienza di determinati rappresentazioni, desideri, sentimenti o fantasie che risultano inaccettabili ma che si manifestano attraverso pulsioni che se soddisfatte andrebbero in contrasto con altre esigenze psichiche. Un meccanismo organizzato ed organizzante la personalità.

Regressione

Attraverso una serie di fasi ciascuna con le proprie caratteristiche egoiche e superegoiche l’individuo ritorna ad un livello di sviluppo più antico e primitivo. Abbiamo una regressione libidica che è un ritiro in una fase di precedente organizzazione, si verifica quando non si è in grado di affrontare un normale e biologico salto maturazionale. Le cause possono essere legate a pressioni interne ed esterne, sentimenti spiacevoli (ansia, colpa, frustrazioni) ma anche eventi di natura fisica (malattia, stress). Il ritorno simbolico a periodi precedenti, a momenti piacevoli permette di evitare situazioni critiche. Essenziale la regressione anche nel trattamento psicoanalitco, perchè permette di elaborare conflitti non risolti nella relazioni transferale con l’analista.

Repressione

La repressione isola, allontana dalla coscienza il pensiero, l’oggetto associato ad un fattore stressante. Il materiale viene represso in modo volontario, viene comunque riconosciuto. la repressione rimanda ad un altro momento l’affrontare situazioni spiacevoli. L’ansia (nevrotica) è minima spesso sostituita da un ansia (anticipatoria) che aspetta di affrontare la tensione. La repressione non va confusa con la rimozione.

Formazione reattiva

La formazione reattiva è la trasformazione di un impulso inaccettabile nel suo opposto. Questo meccanismo si sviluppa a partire dal periodo di latenza per neutralizzare gli impulsi libidici. Fa parte dell’organizzazione del carattere, se si presenta in forma rigida od esclusiva diventa patologico. Il pulire troppo è in forma maniacale sono una reazione al desiderio di voler sporcare. Possiamo pensare ad una complementarietà degli opposti.

Isolamento dell’affetto

Quando attuiamo una separazione di un pensiero, un affetto dalla sua carica affettiva e lo isoliamo, priviamo il pensiero della sua forza motivazionale e quindi del suo stesso scopo. Le idee sembrano estranee ed il senso di colpa viene affievolito. Un ricordo traumatico viene spesso richiamato alla mente, ma con l’isolamento della sua carica affettiva può essere svuotato di quei pensieri così intensi (morte, sessualità, aggressività, ecc) e permetterci di vivere in una condizione migliore. Questo meccanismo si ritrova in particolare nella nevrosi ossessiva.

Annullamento retroattivo

E’ un processo attivo che consiste nel compiere un’azione che annulla un’altra azione dal significato opposto. Pensieri sentiti inaccettabili, come per tutti i meccanismi di difesa, che sono proprio strutturati per cancellare, confinare, reprimere azioni compiute che possono fortemente ledere il nostro atteggiamento. L’annullamento retroattivo è un meccanismo molto regressivo.

Introiezione

E’ un meccanismo inconscio, accade che un oggetto esterno viene fatto proprio, assimilato dentro di sé in modo simbolico. Questo può portare a dei dubbi circa la propria identità e separatezza. Nel bambino è parte del suo processo elaborativo ed evolutivo, quando assimila i comportamenti dei genitori o degli adulti con i loro divieti, le loro regole, ecc.

Identificazione

Meccanismo mentale, inconscio mediante il quale il soggetto acquisisce caratteristiche, tratti e aspetti propri di un’altra persona, di un altro oggetto.

L’identificazione presuppone l’introiezione (il meccanismo di cui abbiamo parlato prima) di figure provenienti dalla realtà esterna.

L’identificazione va distinta dall’imitazione, perché questa è più superficiale e non va a sostituire tratti della personalità, l’identificazione accompagna la maturazione e lo sviluppo mentale ed aiuta nei processi di apprendimento. Il bambino inizialmente assimila i comportamenti dei genitori (introiezione) e poi si identifica in essi e successivamente con altre figure. Perché si possa parlare di identificazione è necessario che si sappia distinguere il sé dagli altri, questo processo avviene dopo la fase di latenza.

Proiezione

Meccanismo nel quale si attribuisce ad altri un proprio aspetto ritenuto negativo, a questo punto si biasima l’altro e ci si sente “immuni”. Le pulsioni inaccettabili sono proiettate all’esterno ed attribuite ad altre persone, la proiezione può diventare patologica se viene a mancare l’esame della realtà.

La proiezione agisce in ogni momento della vita psichica. Il soggetto tende a negare la propria esperienza ritenuta inaccettabile, prova un senso di vergogna e sentendosi in difetto proietta su coloro anche i suoi affini tutte le negatività. Poi si preoccupa degli stessi sui quali ha proiettato questi sentimenti inaccettabili anche per non sentirsene nuovamente in colpa. La proiezione non va confusa con la svalutazione, l’identificazione proiettiva e la razionalizzazione.

Rivolgimento contro se stessi

E’ un meccanismo difensivo che sposta l’oggetto della pulsione da fuori a dentro e non impedisce la consapevolezza del disagio. Si passa dall’ altro al sé, forme evidenti sono prima l’autolesionismo e in forma più grave il masochismo, il soggetto è facile agli incidenti (cadono le cose, si inciampa, ecc.). In questo modo rimangono oscuri al soggetto sia l’identità dell’oggetto che il sentimento al quale era correlato.

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